mercoledì 27 ottobre 2010

traslOCO

   Una buona parte della mia vita, circa 19 anni per la precisione, l'ho vissuta sempre nella stessa casa. Estati, autunni, inverni e primavere. Il ciclo delle stagioni (e anche delle mezze stagioni, per chi ci è particolarmente affezionato), sembrava destinato a continuare il suo corso. Ad iniziare e finire silenziosamente, in punta di piedi, come da copione.
   Ma il trasloco, si sa, è sempre in agguato. Ti attende paziente, con il ghigno compiaciuto del bullo a ricreazione, che aspetta dietro l'angolo e non vede l'ora di sgambettarti mentre corri pacioso e beato, incurante del pericolo.
   Attaccato com'ero al velcro delle mie decennali abitudini (mamma lava, stira, pulisce fa da mangiare, papà paga le bollette, la spesa e la tv satellitare), sono stato catapultato improvvisamente in un universo nuovo, pieno di nebulose, dai contorni indefiniti. E allora via, con gli allacciamenti di acqua, luce e gas, sballottato a destra a manca tra gli "allegati H e I" e le firme della "copia a noi destinata" (ma non indicata). Giorni di file chilometriche agli sportelli comunali, di appuntamenti fissati e rimandati con idraulici e elettricisti, di continue telefonate e odiose vocine che mi ricordavano che "i nostri operatori non sono al momento disponibili".
   Mi sono sentito molto animale, nelle ultime due settimane: leone in gabbia, coniglio atterrito, serpente a sonagli, ma soprattutto, per inesperienza ed errori commessi, tanto OCO. E mi si permetta il tocco dialettale in chiusura.   

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