Nokia. Per molti un nome, e anche una garanzia. Così per me, che da anni mi ostino a scegliere i cellulari made in Finland. Perchè sono i più venduti e, a detta di tutti, i più affidabili e resistenti. E poi perché i finlandesi, che narcotizzano nei boschi i giovani per controllare se hanno o meno denti sanissimi, dovrebbero offrire un prodotto di per sè un passo avanti rispetto alla concorrenza.
Solo una volta ho tradito casa Nokia. E' stato con un Samsung, forse perché abbagliato dal fascino dell'Oriente, ma la relazione è durata poco. Un battito d'ali di farfalla, un anelito d'amore e poi il figliol prodigo, col capo cosparso di cenere (che bello mescolare parabole e modi di dire!), è di nuovo tornato all'ovile.
Mi misi con un minuscolo 6111, che mi dichiarò il suo amore in tutti i modi possibili. Come quel giorno, quando dopo trenta minuti di disperate ricerche, lo recuperai sprofondato in una pozzanghera di acqua e fango, semicosciente, sotto un diluvio di dimensioni bibliche. E lui era ancora lì, e si illuminava debolmente ai richiami che gli giungevano deboli e lontanissimi dal cordless dei miei genitori, come per ricordarmi che "non ci lasceremo mai, abbiamo troppe cose insieme". Se ne andò in un freddo pomeriggio di fine gennaio. Ma lottò fino in fondo e le sue ultime parole furono "un altro Nokia!....".
Decisi di accontentarlo. E allora ecco l'N73! Lungo e affusolato, con i suoi tastini microscopici (perfetti per le dita di giapponesini o lillipuziani e decisamente meno adatti alle mie tozze salsicciotte), mi conquistò all'istante. Tra alti e bassi, ha saputo cadere (tante volte) e rialzarsi, seppur con le ossa (metalliche) sempre più rotte. Poi fu colto da una paresi semipermanente e non rispose più ai miei comandi. Vile! Marrano!
(to be continued...)
quella dei finlandesi che narcotizzano la gente nei boschi è grandiosa! Bravo Gian Luke Skywalker, continuerò a leggerti più che volentieri...
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